Il 30 aprile 1945 l’Armata Rossa liberava Ravensbrück. Nel campo c’erano “soltanto” tremila donne in gravi condizioni. Le altre, su ordine nazista stavano affrontando la marcia della morte.
Ravensbrück è stato l'unico grande campo di concentramento nazista destinato alle donne. A Ravensbrück c’erano molti modi per uccidere le donne oltre all’insostenibile sovraffollamento e alla camera a gas: lavoro forzato, tortura, iniezioni letali, esperimenti “medici”, fame, sia dentro sia fuori del campo.
Tra il 1939 e il 1945, 132.000 donne provenienti da ventitré paesi sono state imprigionate a Ravensbrück. Prigioniere politiche, testimoni di Geova, asociali, criminali, prostitute, rom, ebree (circa il 20% della popolazione concentrazionaria). 15.000, o poco più, sono sopravvissute.
La ricerca di Rochelle Saidel, è durata più di vent’anni. Ha raccolto oltre sessanta racconti e interviste rilasciate dalle donne ebree sopravvissute sparse in vari paesi degli Stati Uniti, d’Europa, d’Israele. Testimonianze inedite, documenti e fotografie provenienti da archivi privati. La sua opera rende un ritratto collettivo e individuale di queste ex deportate a Ravensbrück. Le loro memorie forniscono nuove informazioni sul campo centrale e sui circa settanta sotto-campi, sulla vita quotidiana, sul cibo, sullo spirito d’amicizia, sulla paura di stupri e abusi sessuali, sulla lotta per sopravvivere, sugli atti di resistenza e di solidarietà. E ancora, sulla condizione dei bambini. Fanciulli figli della collettività perché in assenza della madre altre donne si prendevano cura di loro. E se la madre moriva, un’altra donna accoglieva l’orfano come proprio figlio. Sali Solomon, sopravvissuta all’inferno, aveva otto anni quando varcò il cancello di Ravensbrück. Riflette sulla differenza fra un bambino e un adulto che entra in campo di concentramento: “… un adulto che vi entra ha conosciuto un’altra vita fuori, ha già vissuto la sua infanzia. Ma quando si entra a otto anni, campi, torture e stupro diventano parte della vita quotidiana. E hai quasi dimenticato come era prima”.
P.S. Peccato non esista una traduzione in italiano. Speriamo che qualcuno prima o poi ci pensi.