La badessa di Castro (L'Abbesse de Castro) è un racconto di Henri Beyle, meglio noto con lo pseudonimo di Stendhal, pubblicato per la prima volta nel 1839. Il narratore immagina di tradurre un manoscritto italiano della seconda metà del XVI secolo in cui si narrava l'amore travagliato tra Elena...
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La badessa di Castro (L'Abbesse de Castro) è un racconto di Henri Beyle, meglio noto con lo pseudonimo di Stendhal, pubblicato per la prima volta nel 1839. Il narratore immagina di tradurre un manoscritto italiano della seconda metà del XVI secolo in cui si narrava l'amore travagliato tra Elena di Campireali, una fanciulla di illustri origini di Albano, e Giulio Branciforte, figlio di un brigante protetto dai Colonna. All'inizio della storia Giulio, ventiduenne, corteggia la diciassettenne Elena, appena ritornata dal convento di Castro nel quale ha studiato. Il padre e il fratello di lei cercano di uccidere lo spasimante in un'imboscata; ma la fanciulla, che ammira il coraggio di Giulio, lo salva e fugge con lui. Più tardi Giulio uccide in un duello Fabio, fratello di Elena, ed è costretto ad allontanarsi da Albano. Elena viene chiusa nel Convento della Visitazione di Castro, che è sotto la giurisdizione della sua famiglia. Giulio riesce a mettersi in contatto epistolare con Elena e le propone di fuggire con lui. Elena accetta; ma il progetto non avrà successo. Giulio, che è rimasto ferito durante il tentativo di rapimento-fuga, viene portato lontano dai Colonna. La madre di Elena fa credere alla figlia che Giulio è morto; ugualmente, la stessa fa credere a Giulio che Elena si è ormai sposata con un altro. Giulio, sul quale peraltro pende una condanna a morte, si rifugia in Messico, assume un altro nome e combatte per dieci anni nelle file dell'esercito spagnolo compiendo imprese audaci. Elena, che lo crede morto, cerca di vendicarsi degli altri e, con l'aiuto della madre che riesce a corrompere il vecchio cardinale Santi Quattro, riesce a diventare badessa del convento di Castro. Elena allaccia una relazione con monsignor Francesco Cittadini, nobile milanese e vescovo di Castro, "il più bell'uomo della corte pontificia". Elena rimane incinta, è costretta a mettersi in contatto con una levatrice e a confidare il segreto della sua gravidanza a due sue consorelle. I due amanti vengono denunciati e processati dal tribunale dell'Inquisizione diretto dal cardinale Farnese. Il vescovo Cittadini è condannato alla prigione perpetua in Castel Sant'Angelo, la badessa al carcere a vita nel convento di Santa Marta. La signora di Campireali incomincia a far scavare un passaggio sotterraneo per far evadere la figlia. Quando la salvezza sembra vicina, Elena apprende dalla madre che Giulio è tornato dal Messico ed è alla sua ricerca. Elena decide di morire: scrive una lunga e sincera lettera all'amato per poi uccidersi con un colpo di daga al cuore per non essersi saputa mantenere degna di lui.
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