“Ecco fatto: pigliano uno che ha passato i quarant’anni senza mai passare i confini del suo paese, e gli propongono di andare a Mosca. In treno, seconda classe, cinque giorni di viaggio e due di soggiorno partita compresa, con una comitiva di ragazzi, il centro giovanile eccetera. E quello...
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“Ecco fatto: pigliano uno che ha passato i quarant’anni senza mai passare i confini del suo paese, e gli propongono di andare a Mosca. In treno, seconda classe, cinque giorni di viaggio e due di soggiorno partita compresa, con una comitiva di ragazzi, il centro giovanile eccetera. E quello accetta. Subito attaccano la solfa gli amici premurosi: se torni vivo, torni con le ossa rotte. Si sa come funzionano queste cose “giovanili”: per il gruppo italiano non c’è mai niente di prenotato, tanto gli italiani hanno fama internazionale di gente che s’arrangia. Vedrai. Settantaquattromila lire la quota? Ma allora è chiaro: carro bestiame e razioni dell’armata rossa, in prima linea bada bene, e cioè un chilo di pane e una targa di lardo. Sì sì, ci campi, di fame non muori. Senti, scherzi a parte, fai una bella cosa: datti malato. E invece proviamo. Almeno fino a Venezia, dov’è il raduno: un’occhiata e siamo sempre in tempo a riprendere il treno per Milano, in serata. Alla stazione di Santa Lucia già si vanno radunando, hanno la faccia e la tenuta di chi va a Mosca col treno, ma giovani non direi che siano, questa la novità: quasi tutti sopra i trenta, ce ne sono un paio che somigliano a mio padre, e poi uno col bastone, e un altro mutilato, senza una mano. Le cuccette per Vienna sono ventidue, già prenotate, ma se ci va quella signora grassa, padovana, con la barba, che invoca Mariavergine e Santantonio, allora perbacco ci vado anch’io. Facce conosciute non ne vedo, ma questo ragazzo tarantino che mi chiede informazioni mi pare il tipo di terrone giusto, e poi il suo amico che è andato a prendere i passaporti risulta (sta scritto alla voce “professione”) portiere d’albergo. Visto e preso: noi tre staremo insieme, e intanto offro io il fiaschietto di vino, per cenare prima che il treno vada.”La prima parte del reportage del primo viaggio di Luciano Bianciardi all’estero: in treno fino a Mosca a vedere la partita di calcio URSS-ITALIA.
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