Non può distrarsi troppo. Se pensa ad altro non riuscirà a risolverlo in meno di un minuto. Ma in Julia affiora il ricordo quasi esatto del giorno in cui lei e Iván sono rimasti chiusi nell’ascensore. Ha ben impressa nella memoria quell’ora trascorsa insieme. Ricorda praticamente parola per parola tutto quello che si sono detti. Le era sembrato così affascinante. Infatuarsi di quel tizio non è stata la cosa più intelligente che abbia fatto in vita sua. È possibile andare nella direzione contraria rispetto a quella verso cui ci porta il cuore? Per ora non c’è ancora riuscita. Ma almeno l’ha nascosto a tutti e deve essere stata davvero brava, perché nessuno immagina che il ragazzo dei suoi sogni sia lui. Peccato che avere un quoziente intellettivo così alto non le permetta di controllare ciò che prova. Né i suoi neuroni né la sua sensazionale memoria possono aiutarla: in amore non vincono i più furbi

«Vieni con me?» le chiede Emilio, che si gira a guardarla. «Andiamo solo a dare un’occhiata. Magari scopriamo qualcosa. Non sei tu l’amante di Agatha Christie?»
«Questa è la vita reale, non è un giallo.»
«Ancora più interessante. Lo scrittore non ti può ingannare con piste false messe apposta per non farti risolvere il crimine fino all’ultima pagina.»

«Julia, sono innamorato di te. Molto semplice.»
Il tempo si ferma sulla sua bocca e le parole le ricordano una canzone dei Beatles. Non riesce ad assimilare ciò che crede abbiano sentito le sue orecc
«Io… non so cosa dire.»
«Nemmeno io. Ho già detto tutto.»
Julia non riesce a pensare. Non riesce ad attivare i neuroni. Cosa dovrebbe fare adesso? Sono l’uno di fronte all’altra. Immobili. Con un mezzo sorriso scemo sul viso e l’espressione dei bambini che hanno appena visto Babbo Natale. La magia si riflette sulle labbra.
Allora per la ragazza tutto si fa chiaro. Incredibilmente chiaro. Fa un passo verso di lui, chiude gli occhi e lo ringrazia per il coraggio con un bacio. Quel bacio che tante volte ha immaginato e che quel martedì di maggio diventa realtà. Il bacio di una ragazza innamorata

«Non so se ti posso dire quello che mi sta passando per la testa in questo momento.»
«Certo che puoi! Insieme risolviamo tutto.»
«Non credo.»
«Fai una prova. Coraggio, Aurora, che ti prende? Parlamene.»
E la ragazza, non riuscendo più a trattenersi, si alza. Si china sull’insegnante e, goffa, emozionata e molto nervosa, le dà un bacio sulle labbra. Non chiude nemmeno gli occhi. Non è il bacio perfetto della fine di un film. È un bacio semplice e veloce che rappresenta il più bel momento della sua vita.
Quando si scosta non vuole guardarla. Non vuole che Virginia la giudichi né che si metta a ipotizzare le ragioni per cui l’ha fatto. Più avanti non ricorderà se le ha chiesto scusa o se per strada pioveva quando le loro labbra si sono unite per la prima volta. Si ricorderà soltanto del “ti amo” sussurrato all’orecchio della prof dopo che questa ha ricambiato il bacio.

«Tu lo sai chi hanno investito?» chiede la ragazza alla madre.
«Non me l’ha detto. Meno male che non è morto nessuno. Sennò ti toccava ordinare una pizza.»
Il sorriso accennato di Aitana stupisce la figlia, che scrolla il capo. A volte non capisce il cupo senso dell’umorismo di sua madre.
«Mamma, sei un medico legale. Non dovresti fare certe battute.»
«Ma se è stata una stupidaggine! La morte è una faccenda molto seria. Soprattutto per chi muore.»