Quando Giangiacomo Feltrinelli ebbe fra le mani il dattiloscritto dell'opera di Pasternak, inviò un telegramma allo slavista Pietro Zveteremich: “Pregoti venire subito”, perché voleva un suo parere su Il dottor Zivago. La risposta arrivò pochi giorni dopo, la scheda di lettura si concludeva con le seguenti parole: “Non pubblicare un romanzo come questo costituisce un crimine contro la cultura”.
Il 5 ottobre 1957 il traduttore Zveteremich che si trovava in Russia, scriveva a Feltrinelli: “… A Mosca l'atmosfera creata intorno al libro è molto brutta. Ne fanno un grosso scandalo. Definiscono la sua uscita “un colpo contro la rivoluzione”. Evidentemente in malafede. […] Ho conosciuto il redattore editoriale incaricato della revisione. Pare che al Cc del Pcus, Pospelov e altri fossero dell'avviso di pubblicarlo. Tutto è cambiato a causa delle pressioni dell'Unione Scrittori, che in questo caso è stata più intransigente del partito e gli ha forzato la mano. [...] P. ti raccomanda di non tenerne conto e non vede l'ora che il libro esca. Ciò benché lo minaccino di affamarlo e già gli abbiano tolto lavori già commissionati...”
Il 27 novembre dello stesso anno Il dottor Zivago era nelle librerie italiane. In pochi mesi fu tradotto e pubblicato in altri Paesi, mentre i lettori russi dovettero attendere il 1988.
Nell’ottobre 1958 a Pasternak giunse comunicazione che gli era stato conferito il Premio Nobel per la letteratura. La stampa accusò, l’Unione scrittori chiese la sua espulsione. Se Pasternak avesse ritirato il premio avrebbe perso la cittadinanza e sarebbe finito al confino. Lo scrittore rinunciò al riconoscimento.
Più che un caso letterario, un caso politico.
Pasternak morì due anni dopo l’assegnazione del Nobel. Il premio fu ritirato nel 1989 dal figlio.
(Ri)Leggendo Il dottor Zivago, ho pensato al poema sinfonico. Così lo vedo, al pari di un poema sinfonico è opera di ampio respiro. Un solo movimento, un abbraccio ininterrotto alla grande terra russa, ai suoi uomini, ai mutamenti esercitati dalla Storia, alle rugosità e agli sfregi che segnano l’animo umano. Come la musica, vita e natura procedono fra silenzi e fragori, fra distensione e subbugli, fra pace e scompiglio, caduta e rinascita. E come la musica, la vita offre, coglie, racconta, infine si disperde in un’eco lontana, lasciando al silenzio la sua memoria. Voce che va oltre le parole.
S’è spento il brusio. Sono entrato in scena.
Poggiato allo stipite della porta,
vado cogliendo nell’eco lontana
quanto la vita mi riserva.
Un’oscurità notturna mi punta contro
mille binocoli allineati.
Se solo è possibile, abba padre,
allontana questo calice da me.
Amo il tuo ostinato disegno,
e reciterò, d’accordo, questa parte.
Ma ora si sta dando un altro dramma
e per questa volta almeno dispensami.
Ma l’ordine degli atti è già fissato,
e irrimediabile è il viaggio, sino in fondo.
Sono solo, tutto affonda nel farisaismo.
Vivere una vita non è attraversare un campo.
De Il dottor Zivago, da adolescente, mi colpirono i personaggi e i tragici intrecci delle loro esistenze. Oggi a catturare la mia attenzione è stata la Storia che accompagna il lettore in quella che fu la Russia dal 1905 fino alla fine della seconda guerra mondiale. Bagliori che suscitano interesse e voglia di approfondire. Ci sono eventi che inevitabilmente modificano le vite degli uomini. Così, ho immaginato Jurij assumere le sembianze di Boris, e il pensiero dello scrittore perdersi in quello del medico. E ricordando che il minacciato esilio, per Pasternak avrebbe significato morire, ho vagheggiato Lara come idealizzazione della Russia. Ghiribizzi, lo so. Ma tant’è.
Dull. Good basic plotline. Convoluted. Atmospheric. Drags out. Too wordy. Beautiful phrases placed like pearls in the middle of long, boring paragraphs. I can't say that I found any of the characters all that likeable either. Last third or quarter of the book was good, but I am so glad to be done with this book.
I went into this book expecting to love it. Shostakovich is wonderful and he and Pasternak were living in the same time and place, and Shosty wrote the music to the 1971 version of King Lear, and Pasternak translated the Shakespeare to Russian, but Shosty's music is beautiful, and full of meaning, where as Pasternak's writing is full of meaning, but the beauty comes from far and few between as beautiful diamonds of quotes that get your hopes up that the writing will get better, only to have the next twenty or forty pages be as dull as the last twenty or forty that came before.
And on another note, I am very frustrated by the Wikipedia description of Lara and Komarovsky's relationship as 'an affair.' That they were relieved that Lara's mother hadn't learned of their 'affair.' Komarovsky was Lara's mother's boyfriend. If such a relationship happened in todays society it would be called sexual abuse, and I feel that in descriptions and analysis of the book it should be called that as well.
Boris Pasternak essentially won the Nobel prize for this book. The book was smuggled out of the Soviet Union and it is quite critical of the Revolution and is an anti-Marxist book. I admire and in certain respects share Pasternak's ideology (apart from the Christianity). He is in many ways a hero, but this book is just not that great. I rate books based on the work of art and not the person.
Doctor Zhivago is heavily influenced by Tolstoy and it is in many ways trying to be the War and Peace of the Russian Revolution, but it is just not that well done. It is quite amorphous in structure and tails out to an end, then tails out to a second end, then tails out to a third end, and then actually ends with poetry supposedly written by the main character. The rest of the book is not that compelling the characters are all OK. The writing is fine, but not compelling. It's all a little boring really.
I admire what the book represents, but not really the book.
Both of these books are set in Russia and it's often very cold in them so that you definitely need a fire when reading them.