Ho letto Il cadavere impossibile su suggerimento di una ragazza conosciuta su Facebook. Stavamo parlando di letteratura dell'orrore e di cliché narrativi e lei, che aveva appena terminato di leggerlo, mi ha consigliato di fare altrettanto.
La particolarità del romanzo in questione sta, probabilmente, nell'autore; Feinmann, infatti, non è un "semplice" romanziere ma, prima di tutto, un docente di filosofia all'università di Buenos Aires.
Ha attinenza il suo lavoro con la sua scrittura?
Certo che sì.
Leggere Il cadavere impossibile è leggere, infatti, non un romanzo vero e proprio ma la storia di quel romanzo narrata attraverso la lettera a un editore. La raccapricciante storia della "piccola Anna" si sviluppa proprio all'interno della lettera che l'aspirante scrittore indirizza a uno sconosciuto editore.
Il romanzo di Feinmann è, in sostanza, un lungo soliloquio che lo scrittore X fa con il pubblico (rappresentato dall'editore Y).
Ho una storia da sottoporle, dice lo scrittore, e la racconta, quella storia, provvedendo, dove serve, ad aggiungere note a margine, postille, dubbi su aggettivi, cesure. Si interrompe, di tanto in tanto, per rivolgere all'editore domande su come pensa sia meglio far svolgere una determinata scena. E poi continua la sua narrazione che ha tutti -davvero tutti- gli stereotipi, e gli aggettivi e le situazioni sfruttati dai romanzieri e dagli sceneggiatori di horror. Tra cui, ovviamente, sangue a fiumi.
Ma sotto, nascosto dietro tutto l'orrore che è possibile condensare in cento pagine, gorgheggia un fiumiciattolo di ironia che ogni tanto zampilla fuori e più spesso resta nascosto, ma sempre presente.
Guardate, dice Feinmann, le cose che vi terrorizzano sono tutte racchiuse in questa manciata di situazioni, di aggettivi, di parole, di verbi. Non li trovate buffi? Non li trovate ridicoli, messi tutti assieme?
Ecco, questo romanzo l'ho trovato geniale proprio per questa nota di fondo.
La storia di Anna (la piccola, piccola Anna), che nasce nell'orrore e termina con l'orrore ed è venata da una striatura di dolcezza (perchénon esiste una buona storia dell'orrore senza l'amore) è, in realtà, un disvelamento di tutte quelle caratteristiche che ci fanno piacere la letteratura dell'orrore. È come assistere, in sostanza, al lento spogliarello di un genere letterario e cinematografico.
Con l'immancabile e fantastico doppio colpo di scena finale.
Con l'immancabile e fantastico doppio colpo di scena finale.