Un romanzo che immerge il lettore, ma lentamente, senza fretta di arrivare alla fine, nella storia di Merice, che non è (non solo) la tenutaria di un bordello ma anche qualcosa di più, qualcosa che ha trasformato l'odio, la paura, la disperazione e l'impotenza in fascino e desiderio di rivalsa.
La scrittura di Sara Cabitta è fredda, incalzante, usa moltissimo frasi brevi e poco periodi lunghi e complessi: così facendo riesce ad amalgamare lo stile del romanzo alla figura di Merice, alla sua fame che è bisogno viscerale di vendetta feroce e animalesca.
Questo è un romanzo fantasy, una storia che si svolge in un periodo indecifrabile nel tempo e nello spazio, un non-luogo dove esistono streghe che finiscono al rogo e altre che sono in grado di fare veri malefici. Dove si incontrano dottori che non si fa fatica a immaginare vestiti di lunghi tabarri ottocenteschi e povere contadine abusate da nobili corrotti che sfruttano il potere per i propri affari. Un luogo senza confini circondato da boschi dove si aggirano spettri divoratori e animali a caccia di uomini.
La Cacciatrice D'Orsi, dicevo, è un fantasy prima di tutto ma, come anticipato nella sinossi, è un "romanzo di confine" che dal fantasy si sposta nel campo dell'horror e del thriller e anche, ma in maniera quasi sottile che si percepisce a fatica, nel sentimentale.
Alla base della storia, alla radice della vendetta di Merice, infatti, c'è una storia d'amore. Un amore imperfetto, scandaloso e straziato da eventi che lo abbattono senza pietà, lasciando a terra due corpi lacerati e umiliati. E l'amore continua a guidare le azioni di Merice anche dentro la Casa di Dietro, e quell'amore le impedisce di capire in tempo l'inganno che alcuni, tra i volti che ama, le stanno cucendo alle spalle. L'amore, alla fine, le impedirà di difendersi e di portare a compimento la sua vendetta.
Un romanzo, questo di Sara Cabitta, che meriterebbe una maggiore condivisione perché, pur essendo lontano dalla grande distribuzione, nondimeno manifesta tutti i requisiti di un prodotto curato e studiato in ogni suo aspetto, dalla grafica di copertina, all'impaginazione, alla revisione (credo un solo refuso) e, soprattutto, alla storia raccontata.
La Cacciatrice D'Orsi ha una trama solida costruita su una solida struttura, con personaggi perfettamente delineati e caratterizzati, uno stile dove il linguaggio forbito proprio di alcune situazioni si mescola alla descrizione cruda di aggressioni ferine dove il sangue gronda e nessuno viene risparmiato, nemmeno i bambini.
Una storia in cui il dolore diventa tanto straziante da trasformarsi in furia cieca eppure, alla fine, la vendetta non lenisce il dolore e tutto si risolve in una morte divorante.
Una storia in cui il dolore diventa tanto straziante da trasformarsi in furia cieca eppure, alla fine, la vendetta non lenisce il dolore e tutto si risolve in una morte divorante.