Mai vorrei trovarmi prigioniera di un mega hotel galleggiante, dove nessuno si conosce ma tutti si sorridono, dove migliaia d’infradito colorate sbatacchiano sul pavimento bianco fra cappelli d’ogni foggia e sciarpe che svolazzano al collo di signore eleganti. E dove gli esseri umani si dividono in due gruppi: quello che deve far divertire e quello che deve divertirsi. Il primo stimola il secondo a fare, il secondo s’impegna fino allo spasmo per non perdere neppure un’occasione. E scatta foto scatta foto, gira video gira video, passo a destra passo a sinistra giravolta su le mani giù le mani. Spettacolo serale. Il cibo abbonda, le escursioni attendono. Keep calm che poi finisce, verrebbe da dire, come motto consolatorio.
Comprensibile che il povero turista, in attesa che il pullman conduca tutti alla nave, ascolti la voce dell’addetta al Controllo Folle della Celebrity, di megafono munita che “continua a ripetere instancabilmente di non preoccuparci delle valigie, che ci raggiungeranno più tardi”, trovi “la cosa agghiacciante nel suo involontario richiamo alla scena della partenza per Auschwitz di Schindler’s List.”
Che la Zenith diventi Nadir, a questo punto, non è che un atto liberatorio.