La prima versione di
Cerimonia di sangue è un racconto,
I fatti di Poroth Farm, pubblicato nel 1978 (chi volesse leggerlo, può trovarlo nel primo numero nella rivista di letteratura del weird e del fantastico
Hypnos) ed è in questa prima versione che l'ho letto e sono venuta a conoscenza di
T.E.D. Klein.
Il racconto mi aveva letteralmente conquistata, sia per lo stile di Klein che per la storia.
E, a differenza del romanzo, non mi ha lasciata con quel senso di "incompiutezza" addosso; la sensazione di essere arrivata a pochi metri dalla scoperta di una meraviglia senza avere la possibilità di compiere quegli ultimi, decisivi passi.
Perché il problema di Cerimonia di sangue è che mancano delle pagine tra il corpo centrale e la parte finale e che tutto si concluda troppo in fretta. Come se Klein, arrivato ad un certo punto (praticamente, intorno alla parte nona) si fosse stancato del romanzo, decidendo di chiudere tutto e subito una storia che non lo appassionava più.
O, almeno, è questa l'impressione che ne ho ricavato.
La trama, rispetto al racconto, ha uno sviluppo più articolato e, a parte alcune caratteristiche estrapolate da I fatti, se ne distacca notevolmente.
Il protagonista, il trentenne Jeremy Freirs, newyorchese panciuto e docente di letteratura, approda a Gilead (una sorta di comunità amish), per immergersi nella lettura di voluminosi testi di storie dell'orrore gotico, alla ricerca di un'idea per una tesi. Ad accoglierlo sono due suoi coetanei: l'ombroso Sarr Poroth e sua moglie, la spumeggiante Deborah.A far da contrappunto a Jeremy c'è Carol, ragazza di campagna che approda a NewYork spinta da una presunta vocazione e che, dopo qualche anno di noviziato, abbandona il velo alla ricerca del suo vero "scopo". I due, manipolati da un vecchietto tanto indifeso quanto diabolico, si incontrano nella biblioteca dove Carol lavora e si innamorano.
Attorno a questo, che è il nucleo della trama, si svolge la storia, fatta di riti misteriosi e arcani messi in opera dal vecchietto di prima, che hanno come obiettivo finale il risveglio di una creatura tanto antica quanto maligna, destinata a corrompere e distruggere la Terra.
Il romanzo, strutturato in dieci parti, si sviluppa nel corso di un'estate, dal 1° maggio al 31 luglio, con la descrizione dei vari riti e delle vicende che toccano i personaggi di Klein.
La narrazione passa dalla prima persona, con il diario tenuto da Jeremy, alla terza persona; dal participio passato (quando a narrare è la voce dell'autore) al presente, quando chi racconta è l'Antico, ovvero il vecchio Rosebottom, colui che trama per il risveglio del Verme.
Lo stile di Klein è sempre impeccabile e coinvolgente, anche se, devo ammetterlo, l'ho trovato più efficace nel racconto.
La parte più bella del romanzo è rappresentata, indubbiamente, dallecontinue citazioni e riferimenti a romanzi e raccolte di racconti dell'orrore gotico sconosciuti ai più.
Stranamente, è più facile per il lettore parteggiare per i Poroth che per Jeremy o Carol, per quanto alcuni tratti di Carol li abbia trovati straordinariamente familiari.
Se le prime cinquecento pagine sono una lenta discesa verso il rito finale, quella Cerimonia Scarlatta che permetterà il risveglio della creatura, le ultime cento sono una corsa annoiata verso una conclusione. Tanto ho trovato piacevole lasciarmi trasportare dalla lenta progressione degli eventi nella prima parte, tanto ho sofferto quando Klein ha premuto sull'acceleratore per chiudere -e in fretta- il suo romanzo.
E, paradossalmente, proprio la Cerimonia Scarlatta, quel rituale finale che avrebbe avuto bisogno (a mio avviso) di un più lento e approfondito svolgimento, si consuma in una manciata di pagine e in poche ore, in una confusione di azioni e parole che non danno soddisfazione, affatto.
E l'Epilogo, così diverso dalla conclusione dei fatti di Poroth Farm, ha quel sapore da happy ending che no, davvero, non mi sarei mai aspettata.
Il giudizio, in complesso, è positivo, con un grande "se" finale.
E se Klein avesse avuto pazienza? Di certo sarebbe stata una storia migliore.
Citazioni
Oppure... sì, ecco che cos'era... le finestre. Le finestre sul retro. Erano troppo grandi, troppo vicine agli alberi, e gli alberi parevano incombere sulla casa in una maniera che non gli piaceva affatto. Mentre quelle anteriori davano su un grande prato bagnato dai pallidi raggi del sole del tardo pomeriggio, le finestre sul retro sembravano aprirsi su un altro mondo, su un crepuscolo di rami intrecciati e ombre scure. Non offrono protezione, stabilì. [p. 26]
Aveva sempre creduto di avere almeno un decennio davanti a sé. Aveva creduto di avere più tempo per prepararsi. Non si era resa conto che l'evento era così prossimo. Previsto per quell'anno. Per quel maggio.
Per quell'estate. [p. 55]
...un ragazzo del vicinato che passava le serate a guidare senza meta sulla superstrada; e la nonna materna, severa e sola nella sua camera in fondo al corridoio, che le spiegava perché si addormentava sempre dopo le dieci; "Perché se al mattino mi svegliassi prima, la giornata sarebbe troppo lunga." [p. 88]
credeva ancora... anche se alcuni l'avrebbero derisa per questo... diavere un destino. A volte guardava la propria vita passata e percepiva una ragione precisa per ogni evento, una ragione che splendeva come un filo d'oro e che alla fine l'avrebbe condotta a un obiettivo audace e magnifico. [p.94]
L'autore
T.E.D. Klein (vero nome Theodore "Eibon" Donald Klein ), nato nel 1947 è uno scrittore ed editore americano. Ha pubblicato pochissimi lavori, che hanno ricevuto importanti apprezzamenti e recensioni positive. Ha collaborato alla sceneggiatura di Trauma, film di Dario Argento. Cerimonia di sangue è il suo unico romanzo.
[Ulteriori informazioni su T.E.D. Klein qui]